Crescere e scoprire se stessi, con gli altri!
Che poi, a dirla tutta, io cercavo solo un posto dove Marty e Ricky potessero giocare a calcio… mica altro… Imparando, divertendosi… con serietà, certo, ma senza troppe pressioni e senza campionati itineranti per le nebbie degli inverni lombardi. Salvare almeno il week-end. Così, girando sul web, abbiamo incrociato PlayMore! e li abbiamo iscritti.
Tutte le settimane, venerdì dalle 18 alle 19. Loro giocano, io aspetto… c’è un bel clima, qui intorno… un modo buono di trattarsi, aperto e curioso dell’altro. Non solo sul campo, con i ragazzi, ma diffuso tra le persone. Lo si respira negli spazi. E quando finisce la partitella, e i ragazzi escono con facce da campioni del mondo, vedo entrare gli “Special” del programma Sport for All promosso da Fondazione Milan e Playmore. E insieme a loro, gli allenatori e i volontari: ragazzi e adulti che si allenano con la serietà di chi sta facendo una cosa importante e con l’attenzione di chi si mette “con” e “al servizio” degli altri. Mi incuriosisco, chiedo, mi informo e velocemente mi ritrovo anche io sul campo, il lunedì e il venerdì.
Mi è sempre piaciuto tirare calci al pallone e anche dare una mano agli altri; penso d’istinto che sarà una bella esperienza. Si entra in campo, si lavora mezz’ora e poi si fa la partita. Per gli Special, ogni gesto è una conquista: coordinarsi, capire come muoversi, a chi passare la palla, rendersi conto della propria posizione e di quella degli altri… Per i volontari è imparare a giocare al servizio di chi fa fatica a fare i gesti che per te sono semplici; è educarsi a riconoscere chi hai di fronte e a guardare con gli occhi degli altri. Ti chini ad allacciare le scarpe di S., guidi G. nell’esercizio di riscaldamento, rispetti i tempi di M. che non ha la tua coordinazione, valorizzi i passi avanti che vedi e sostieni le fatiche. O almeno ci provi. Ti ritrovi, insieme all’allenatore, a esultare perché S., davanti al portiere, resiste all’istinto di tirare e allarga sulla destra, a un compagno posizionato meglio che segna. Per S., è una conquista di consapevolezza di sé e di ciò che ha intorno. E per me, che mi sono così entusiasmato per un passaggio? Per me è stato riscoprire ancora una volta come interessarsi agli altri sia un’esigenza originaria, profonda, e che quanto più si vive questa esigenza, tanto più si cresce.
E così si scoprono molte cose degli altri. E di sé. “Sono bravo, eh?”, mi chiede ripetutamente G., mentre per l’ennesima volta sbaglia l’esercizio senza rendersene conto. “Sono bravo, eh?” vuol dire: “Io ci sono! Voglio essere felice! E tu mi devi dire che io valgo!” Che poi è quello che tutti desiderano per sé, che io desidero per me. Ecco, attraverso il gioco e l’allenamento, Sport for All è entrare nella fatica e – diciamocela tutta – anche nella sofferenza di ragazzi e famiglie, sapendo di non poter far poi tanto per lenirle, ma scoprendo che siamo tutti fatti della stessa pasta, che siamo “impastati” di desiderio di bene, per sé, per gli altri e con gli altri. E che si può prendere sul serio questo desiderio e camminare insieme, portandosi in spalla l’un l’altro.
Strana legge della vita, quella per cui scopri te stesso solo quando guardi chi hai di fronte e ti rivedi in lui, ti riscopri in lui. E io mi rivedo nel ragazzo che fa di tutto per segnare e si arrabbia quando perde, perché anche io sono contento quando gioco bene e vinco! E mi riscopro nel volontario che, cresciuto a PlayMore!, decide di dedicare i propri studi all’educazione. E negli allenatori, che mettono sul campo tutta la loro professionalità, e negli occhi tutto il proprio desiderio di vedere i ragazzi contenti. E così gli Special, i volontari e gli allenatori non sono più solo quelli a cui, o con cui, “dai” qualcosa, due ore alla settimana. Diventano tuoi compagni di strada.
A proposito, Marty e Ricky, da quest’anno giocano il lunedì. Ma poi si fermano con me e gli Special, per imparare a crescere e scoprire se stessi. Con gli altri.
Entra in squadra con noi!