Alberto ha 17 anni e le sue qualità le vedi subito. È simpatico, ironico, educato, attivo, ha una proprietà di linguaggio rara ed è galante con le ragazze, doti personali, coltivate in famiglia. Quello che con il programma Sport for All, promosso da Fondazione Milan insieme a All Inclusive Sport e CSV Emilia, ha portato nella sua vita è l’incontro con un allenatore speciale, che dopo 4 anni rappresenta anche una guida e un amico: Avio Paganini, storico presidente (oggi onorario) della Self Atletica Montanari e Gruzza di Reggio Emilia.
Dal racconto della madre Antonella: “quando abbiamo conosciuto il programma, venivamo da una serie di esperienze negative in gruppi sportivi in cui nessuno si dedicava a noi. Invece, con Avio fu tutto diverso fin dal primo allenamento. Guardò Alberto e gli disse: “Da oggi stai bello dritto, spalle indietro, petto in fuori e SGUARDO FIERO”. Io mi emozionai e pensai che quello era l’allenatore che cercavamo da anni. E non mi sbagliavo”.“Il suo legame con Alberto si è rafforzato giorno dopo giorno: non gli ha mai fatto sconti, ma si è dedicato a lui anima e corpo e ha saputo compensare le sue difficoltà. Alberto non riesce a mettere in fila le sequenze logiche e numeriche: contare, imparare le regole di un gioco di squadra… Avio sa come stimolarlo e gli ha insegnato (coi fatti) che la fiducia in sé stessi può portare a traguardi davvero inaspettati: quattro anni fa Alberto faticava a salire le scale, oggi fa settimanalmente un allenamento multidisciplinare, dallo stretching alla corsa, ai vari tipi di salto. L’atletica è diventata un appuntamento fisso a cui non rinuncerebbe mai e Avio il suo punto di riferimento, anche al di fuori dello sport.”
Dal racconto dell’allenatore Avio: “il legame che ho con Alberto si nutre di fiducia e rispetto, di affetto e ascolto reciproco, da sempre. Il lockdown è stato uno dei momenti in cui ci siamo avvicinati di più: Alberto era molto provato, anche fisicamente, e io andavo a trovarlo sotto casa: andavamo a correre, io, lui e il mio cane, facevamo allenamento da soli e parlavamo, diventavamo amici. Telefonavo alla famiglia e ci confrontavamo su come superare quel periodo di crisi. Poi siamo tornati sul campo d’atletica e siamo ripartiti da dove avevamo lasciato, sempre con costanza e fantasia: Alberto a volte fa da guida nella corsa ad altri ragazzi con disabilità, gli do volentieri delle responsabilità perché sa ascoltare, impegnarsi e guadagnarsi le sue soddisfazioni.”
“Credo che il percorso fatto insieme in questi anni gli abbia portato una grande consapevolezza del proprio corpo e delle sue capacità di gestirlo. Quanto a me… io lavoro al fianco di ragazzi con e senza disabilità come tecnico Fidal da tanti anni e quello che ho imparato è che ogni ragazzo è unico, ogni rapporto è unico: mettendomi in gioco ogni giorno, come professionista e come uomo, scopro ragazzi speciali come Alberto. Questo è il motivo per cui continuo a farlo: per passione, non per dovere”.
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